Bikeworks, migliore start-up d’imprenditoria sociale in Inghilterra

20 11 2009

Si sono concluse le votazioni per le migliori imprese sociali in Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda del Nord, e Bikeworks – membro di The Hub Islington – ha raccolto il primo premio per migliore start-up inglese. Bikeworks, che è arrivata a The Hub circa 6 mesi fa, è un’impresa sociale (Community Interest Company) che usa le biciclette come strumento per affrontare le sfide ambientali, sociali ed economiche dell’Est di Londra, una zona tradizionalmente afflitta da varie piaghe sociali:

“Bikeworks offre soluzioni locali a problemi globali, attraverso la promozione di un mezzo di trasporto urbano sostenibile: la bicicletta. Concentrandosi sulle aree socialmente deprivate dell’Est di Londra, Bikeworks offre opportunità d’impiego e formazione a giovani con difficoltà di ingresso nel mercato del lavoro”

E’ dunque un’impresa sociale molto vicina al concetto italiano di impresa sociale, ed è ovviamente per noi un piacere vedere che uno dei nostri membri inglesi venga riconosciuto dal governo come modello d’imprenditoria sociale. Gli Hubbers di Bikeworks sono addirittura stati ricevuti dal Primo Ministro Gordon Brown, che non sono certo ami molto le bicicletta, ma certo ama le imprese sociali.

Ora vedremo se, nel round finale, questo riconoscimento a Bikeworks (e indirettamente a The Hub!) si estenderà a tutta la Gran Bretagna (per chi fosse ancora confuso sulla geografia britannica, c’è sempre Wikipedia…!)





And the winner is…

19 11 2009

Qualche tempo fa vi accennammo al fatto che The Hub facesse parte della giuria degli Ethic (sic!) Awards, l’iniziativa sostenuta da GDO Week del Sole 24 Ore per riconoscere e premiare le aziende più etiche e sostenibili in Italia. Be’, ieri sera c’è stato l’annuncio dei vincitori nell’Auditorium del Sole 24 Ore a Milano. Rullo di tamburi… ecco chi sono, suddivisi nelle 7 categorie del premio:

Alce Nero & Mielizia – Insieme al Consorzio Libera Terra Mediterraneo (Giovani)
Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori COOPCampagna Risparmia le Energie (Consumatori)
COOP Adriatica – Biblioteca Interculturale Mobile (Minoranze e Società)
GunaNo Patent (Processi Industriali)
Nordiconad – Last Minute Market (Retail Locale e Territorio/Comunità)
PedonScuola per i Figli dei Lavoratori nello Stabilimento Pedon (Sud del Mondo)
SMASupermercato Eco-compatibile (Greening)

Il primo premio assoluto di azienda etica 2009 è stato dato ad Alce Nero & Mielizia, per il suo lavoro di promozione dei prodotti del Consorzio Libera Terra Mediterraneo, prodotti buoni, puliti e giusti, ottenuti da terre confiscate alla mafia in Sicilia e in Puglia.

Questo Ethic Awards ci ha insegnato un po’ di cose sulla realtà italiana in relazione a concetti di sostenibilità ed eticità. La prima, come commentava Eric Ezechieli di The Natural Step Italia che era seduto accanto a me durante la cerimonia, è che eticità in Italia è sinonimo di legalità. E’ inutile che ci immaginiamo un’Italia diversa, etica, sostenibile, finché non risolviamo le piaghe storiche italiane. La criminalità si nutre di insostenibilità, sia essa economica, sociale o ambientale, un circolo vizioso che abbiamo letto tutti nelle pagine di Saviano e che non andrà via solo perché cominciamo a comprare prodotti bio.

La seconda cosa che è apparsa evidente è che c’è uno spettro molto ampio in termini di qualità e comprensione delle tematiche sostenibili, con casi di vera eccellenza globale (come una Guna che abbraccia il movimento open source offrendo al mondo i suoi brevetti di ricerca medica, e decidendo di investire invece le sue risorse non per proteggere le sue innovazioni, ma per scovarne altre) e casi decisamente deprimenti (come il premio a Pedon, che certo non ha visto i video di Jacqueline Novogratz che a TED ha spiegato molto bene perché 50 anni di elemosina nei paesi del Sud del Mondo – specialmente in Africa – abbiano avuto ripercussioni terribili per le loro prospettive di sviluppo sostenibile).

Interessantissimo, invece, il momento di confronto tra bloggers che – in vece di consumatori – hanno portato le loro opinioni e quelle dei loro lettori alle aziende in sala, pregandole di cominciare a dialogare con noi per meglio capire quello che vogliamo, anche su temi come la sostenibilità e l’etica. Tra tutti, ci ha sicuramente colpito l’appello alla multiculturalità di Michele di Crossmode, che speriamo di avere all’Hub presto.

Insomma, una serata stimolante, che ci ha fatto riflettere sul potenziale e la voglia di eticità in Italia, ma anche sulla lunga strada ancora da percorrere (sempre Eric, quando sul palco ci si domandava “Cos’è la sostenibilità?” mi sussurrava “Ma noi abbiamo risposto 20 anni fa a questa domanda!!!”).

L’anno prossimo, ovviamente, metà dei premiati saranno appena usciti da The Hub. Scommettiamo? 😉





Genitori Anti-Smog: Siamo Nati Per Camminare

14 10 2009

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Lo scrivente sara’ zio tra pochi mesi, evento che lo sta rendendo ancora piu’ sensibile a particolari temi. Ci teneva quindi a questa segnalazione.

Siamo nati per camminare è un progetto rivolto a tutti i bambini delle scuole primarie di Milano in corso fino al 16 Ottobre curato e promosso dai Genitori Antismog, con il patrocinio del Comune di Milano. Lo scopo dell’ iniziativa e’ ovviamente quello ridurre l’uso delle automobili nei percorsi casa-scuola, laddove possibile. Un gesto che rappresenta il primo indispensabile passo per far crescere i piu’ piccoli in un ambiente piu’ sicuro e soprattutto più sano.





Emily Cummins e il Design che salverà il mondo

14 10 2009

Si chiama Emily Cummins. Ha 22 anni ed è appena stata nominata Donna dell’Anno in Inghilterra. Ma non è il primo riconoscimento che riceve, da Donna del Futuro a Giovane Designer e Innovatrice dell’Anno. In tutto, oltre una dozzina di importanti riconoscimenti al suo talento a alla sua passione.

Emily è un designer, come ce ne sono tanti a Milano. Ma la sua passione non è l’ultimo grido nel mondo del mobilio per ufficio. Emily si accende quando deve risolvere problemi che affliggono milioni di persone nel mondo, come ad esempio conservare medicinali in un clima tropicale e senza accesso a energia elettrica. E’ così che Emily inventa il primo frigorifero completamente sostenibile, portatile e a energia solare, un prototipo che è stato già testato in Namibia e che presto verrà immesso sul mercato internazionale.

Questo riconoscimento è anche possibile grazie all’attenzione crescente in Inghilterra e negli Stati Uniti a come il design e la tecnologia a basso costo e sostenibile possano offrire delle soluzioni reali ai problemi del mondo. Agenzie governative come NESTA sono nate principalmente con questo scopo: favorire un’innovazione che sia sociale e sostenibile. E multinazionali come Shell e Audi stanno promuovendo sempre di più concorsi volti a premiare chi sta avendo un impatto positivo nella vita delle persone e del pianeta.

In una città come Milano, piena di creativi di altissimo talento e di architetti e designer da tutta Italia e da tutto mondo, le storie come quella di Emily dovrebbero essere decine, ma fanno fatica ad emergere, parzialmente perché non ricevono il giusto riconoscimento come Emily ha ricevuto in Inghilterra. Ma adesso che arriva The Hub anche in Italia, non vi preoccupate: sarà una delle prime cose che cercheremo di cambiare!





Zambikes: un’impresa sociale in bicicletta

1 07 2009

La BBC racconta oggi sul suo sito la storia di Zambikes, un’impresa sociale affiliata ad Acirfa (pronuncia Akerfa) che produce biciclette in bambù in Zambia. Nata dall’idea di due giovani Californiani che giocavano a calcio con due ragazzi dello Zambia, l’impresa sta costruendo il suo business plan su un’alternativa ecologica ed economica al metallo, che per ovvie ragioni e’ difficilmente reperibile e lavorabile in Zambia.

L’idea innovativa e geniale e’ stata quella di prendere un materiale molto comune in Zambia, il bambù, e trasformarlo in un’opportunità commerciale, realizzando un modello di bicicletta bello e resistente come quelli in metallo costruiti nelle ricche città d’occidente. Il risultato: una bicicletta leggera e a buon mercato che non sta solo offrendo un metodo di trasporto leggero ed economico alle comunità locali, ma anche un prodotto appetibile al mercato americano.

Agli americani piace il fatto che le biciclette abbiano un design sofisticato, ma siano al tempo stesso completamente naturali e aiutino direttamente comunità in un paese povero. Ai produttori in Zambia piace l’idea di imparare a lavorare il bambù in maniera cosi’ avanzata, di poter costruire un mezzo di trasporto utile alle loro comunità (ad esempio attraverso la costruzione di Zambulances, ambulanze pilotate da biciclette) e di poter poi applicare queste tecniche di costruzione in altri campi, ad esempio per realizzare case sugli alberi.

Zambikes e’ cosi’ innovativa, ecologica, imprenditoriale e geniale, che potrebbe facilmente rappresentare l’impresa sociale africana par excellence!





Condition: Critical – Express 2/3

5 06 2009

Una testimonianza. Un racconto. Un’accusa all’indifferenza globale. Con il sito Condition: Critical, Médecins Sans Frontières (MSF) ha raccolto negli ultimi anni le storie di centinaia di Congolesi intrappolati nel conflitto che sta devastando da anni l’est del paese.

In questo bellissimo documentario intitolato Express, il secondo di un trittico dedicato ai giovani che stanno lottando contro il conflitto, parlano gli artisti di Goma – pittori, musicisti, danzatori – che raccontano con la loro arte il lamento del cuore dell’Africa.

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Costruire il Paradiso

24 05 2009

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Due artisti di “Younger Than Jesus”, Liz Glynn e Mariechen Danz, hanno preso parte al “Building Paradise”, esibizione curata da Kyungmi Shin al “the 7+FIG Art Space”, Los Angeles. I due artisti hanno proposto istallazioni a tema quali: house of song, walled garden, island in the sea..

In “Building Paradise”, 5 artisti e 5 team “esplorano la nozione di utopia e costruzione del paradiso“attraverso fotografia, photo-mural, video, animazioni, proposte di architettura e design,  istallazioni, live performance. Tre i temi guida dell’evento: utopia building and future, examination of history in relationship to utopian visions, e fantastical and whimsical reverie.
Prendetene visione qui, per essere ancora più ispirati al prossimo evento di co-creazione degli spazi..





The Generational: Younger than Jusus

24 05 2009

Poco più di un mese fa, ha preso il via al New Museum of Contemporary Art di New York, The Generational: Younger than Jusus, curato da Massimiliano Gioni, 34 anni, direttore delle mostre speciali e della “prima triennale dedicata alle nuove generazioni” Un anno di selezioni tra 500 candidati, per i 50 nomi (da 25 paesi, nessun italiano) con meno di 33 anni.
-Il texano Richard Trecartin (nato nel 1981) “entra virtualmente nel corpo di un altro e vive una nuova identità in un posto diverso, come se fosse questo l’unico turismo possibile”.
-La polacca 31enne Katerina Sedà espone su di un’intera parete 8 metri per 20 “centinaia di disegni a pennarello su carta. Li aveva realizzati la nonna, che lavorava in un negozio di ferramenta, quando si era accorta che stava perdendo la memoria”. Disegnando gli oggetti in vendita (bulloni, chiodi, pinze) “avrebbe ricordato”.
-Liz Glyn, di Boston, 28enne, offre la sua sfida al detto “Rome was not built in one day!”, costruendo con il suo staff la città eterna in 24 ore, con scotch, cartone e altri materiali “sotto gli occhi del pubblico”.

L’innovazione sociale è frutto anche di questi ambienti visionari..

Altre fonti: Il Venerdì di Repubblica, n.1098, 3 aprile 2009, “La nuova arte dei giovani più giovani di Gesù”





6 miti del denaro in UK: come scegliere, se proprio dobbiamo, la nostra banca

22 03 2009

“Ah, money. Sadly the world isn’t a safe enough place to keep it all stashed away under our attresses, so most of us have to resort to using banks.”
Così si apre “Money. Otesha Project Uk Handbook”, un manualetto di meno di 30 pagine di sensibilizzazione al risparmio “consapevole” e responsabile. Di semplicissima lettura, prodotto da Otesha, una charity con sede a Londra, ci guida, in compagnia di Sara (studentessa in economia) ed Erica (giovane laureata in economia), nel viaggio di una “neo-risparmiatrice” alla ricerca di un investimento “etico” e di una banca “responsabile” e “trasparente” in Gran Bretagna. Una banca capace di intercettare le loro esigenze informative (semplici quesiti, quali: dove vanno i miei risparmi? cosa c’è dietro ai numeri ed alle figure che mi presentate?) e “vocazionali” (ad es.: vorrei che il mio denaro non fosse utilizzato per sostenere dittature in paesi in via di sviluppo o il commercio d’armi).
Area d’indagine è il sistema del credito in Gran Bretagna, da sempre protagonista (nel bene e nel male) del teatro della finanza internazionale e sede, con Londra della promettente iniziativa della Social Stock Exchange.

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La prima parte dell‘handbook è dedicata alla elencazione di sei “miti del denaro”; nella sua ricerca Sara individua:
–    una sola banca che ha avviato una “ethical policy” riguardo alla gestione degli investimenti (EIRIS, 2003, per maggiori info: EIRIS. Guide to Resposible Banking. Retrieved December 18, 2007);
–    tre banche (HSBC, Barclay’s e Lloyd’s) che continuano a detenere il debito dei Paesi in via di sviluppo (EIRIS, 2003);
–    tre infine il numero delle banche (indovinate un pò: HSBC, Barclay’s e Lloyd’s) in Gran Bretagna che operano  in paesi in cui vigono regimi oppressivi e violazioni dei diritti umani (EIRIS, 2003).

I MITI DEL DENARO

Mito n.1: Le banche non sono consapevoli dei loro investimenti in compagnie “unethical”
Le triangolazioni e gli scambi sulle varie “piazze” finanziarie portano le banche ad investire in qualsiasi attività che possa portare alla massimizzazione della redditività degli impieghi (il denaro dei risparmiatori) senza tener conto degli impatti che queste hanno sul territorio e sull’economia tutta, contravvenendo in molti casi alla Dichiarazione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, all’insaputa dei risparmiatori disinteressati o poco attenti.

Mito n.2: Come singolo, non posso incidere nel cambiare la policy della mia banca
Nel passato in Gran Bretagna ci sono già state esperienze di successo di pressione popolare verso compagnie “irresponsabili” . Ad oggi è possibile registrare un gran numero di banche che hanno aderito alla cancellazione del debito dei Paesi in via di sviluppo  (ad eccezione delle già citate Barclay’s, HSBC e Lloyd’s).
Chi lo dice che per far soldi non si possa perseguire un comportamento responsabile ed etico?

Mito n.3: Quando le banche prestano denaro, suppongono che saremo capaci di restituire loro l’intero ammontare
Ovviamente nessuno può garantire sulla restituzione, completa e regolare, di quanto prestato. Quando infatti non si rispetta quanto concordato nei tempi e nell’ammontare, le banche cominciano a maturare interessi.  Ad oggi in Gran Bretagna:
–    Il debito personale dei britannici verso le banche supera i 1.355 miliardi di sterline (BBC. Retrieved December 18, 2007);
–    Il tasso annuale d’interesse sulle carte di credito è tra il 15 ed il 20%;
–    Il tasso annuale d’interesse sulle carte prepagate è del 30%;
–    15 milioni di persone sono possessori di carte prepagate;
–    a Dicenbre 2007, 210.440 persone hanno dichiarato bancarotta (The independent. Retrieved December 18, 2007)
–    Gli Studenti entrati nell’università nel 2007, possono prevedere al completamento degli studi, un debito personale (in media) pari a 17.500 sterline (BBC, 2007).
Un’alternativa? Andare sul sito di MyBnk, impresa sociale londinese. Potreste, ad esempio, utilizzare la vostra carta di credito ed operare piccole donazioni (da parte della vostra banca) ad una charity (precedentemente identificata) ogni qual volta la carta viene utilizzata.

Mito n.4: Quindi, se le banche hanno vantaggio nell’offrire linee di credito, carte, altri strumenti finanziari, l’accesso al credito è garantito a chiunque
Sfortunatamente, anche questo si rivela un mito. Alle debolezze del sistema creditizio hanno risposto, in parte, le iniziative di microcredito. Sono pratiche orami consolidate quelle della  Grameen Bank in Bangladesh, di Accion International, di Fair Finance a Londra – in cui lavora il pugliese Riccardo -.
Quindi, qualora avessimo un surplus di liquidità, potremmo investirlo in programmi di microcredito (ad es. www.goodgifts.org) o nel sostenere la raccolta fondi di charity ed imprese sociali attive in iniziative di microcredito (ad es. Okfam, Unicef).

Mito n.5: Le banche sembrano istituzioni senza volto, sembrano tutte uguali
Le banche etiche e le banche cooperative potrebbero essere una valida alternativa. Nel 2005, erano presenti in 92 paesi, con oltre 157 milioni di associati. In Irlanda gran parte della popolazione si affida ad esse, così come in Nord America e per il 30% in Australia (World Council of Credit Unions Inc. ‘World Wide Credit Unions 2005 Statistical Report’, 2006).
In Gran Bretagna è possible associarsi alla Co-operative Bank, che presenta una politica chiara ed etica della gestione dei risparmi (Co-operative Bank Ethical Policy Statements. December 18, 2007); è possibile riferirsi alla Charity Bank, alla Triodos Bank una delle prime banche etiche in Europa; alla The Ecology Building Society; alla The Catholic Building Society.

Mito n. 6: Anche se il denaro è la causa di molti problemi, si rivela necessario per ogni nostra singola azione
Anche se può sembrare una follia, diverse pratiche in economie locali, basate sul baratto o su monete locali, hanno favorito (e stanno favorendo) una gestione “alternativa” del risparmio da parte dei cittadini di una comunità e degli stessi intermediari finanziari.
La prima moneta locale ha avuto i suoi natali nel 1991 a Ithica, New York. Qui ancora oggi gli imprenditori stabiliscono il valore dei loro prodotti e servizi sulla base di un numero di ore (o porzione di ora). I clienti possono acquistare gli stessi in moneta o in “Ithica hours”, ovvero con un mix dei due: ecco che il costo di un biglietto del treno per i residenti può consistere per una metà in cash e per l’altra in moneta locale, quindi ore da dedicare per una attività ritenuta “di valore” dalla controparte.
In Canada ad esempio, è presente un sistema similare, il Calgary Dollars, in UK invece si sono affermati i c.d. Local Exchange Trading Systems (LETS); circa 300 con 30mila associati (LETS Link UK. 2006). Si ricordano infine le Banche del tempo, la rete “Freecycle”, altri sistemi di “baratto commerciale”.

Altri parametri per premiare le banche a cui affidare i nostri risparmi, potrebbero consistere nel preferire di non ricevere i resoconti delle nostre movimentazioni per posta, bensì on-line, ovvero nel valorizzare le pratiche interne di risparmio energetico e di raccolta differenziata.





Un messaggio di pace a San Valentino

13 02 2009

Federico, membro dell’Hub di Amsterdam, ci spiega il suo “Valentine Peace Project“, un’iniziativa globale che vuole usare questo giorno dell’anno per mandare un messaggio di pace a tutte le persone che conosciamo!