And the winner is…

19 11 2009

Qualche tempo fa vi accennammo al fatto che The Hub facesse parte della giuria degli Ethic (sic!) Awards, l’iniziativa sostenuta da GDO Week del Sole 24 Ore per riconoscere e premiare le aziende più etiche e sostenibili in Italia. Be’, ieri sera c’è stato l’annuncio dei vincitori nell’Auditorium del Sole 24 Ore a Milano. Rullo di tamburi… ecco chi sono, suddivisi nelle 7 categorie del premio:

Alce Nero & Mielizia – Insieme al Consorzio Libera Terra Mediterraneo (Giovani)
Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori COOPCampagna Risparmia le Energie (Consumatori)
COOP Adriatica – Biblioteca Interculturale Mobile (Minoranze e Società)
GunaNo Patent (Processi Industriali)
Nordiconad – Last Minute Market (Retail Locale e Territorio/Comunità)
PedonScuola per i Figli dei Lavoratori nello Stabilimento Pedon (Sud del Mondo)
SMASupermercato Eco-compatibile (Greening)

Il primo premio assoluto di azienda etica 2009 è stato dato ad Alce Nero & Mielizia, per il suo lavoro di promozione dei prodotti del Consorzio Libera Terra Mediterraneo, prodotti buoni, puliti e giusti, ottenuti da terre confiscate alla mafia in Sicilia e in Puglia.

Questo Ethic Awards ci ha insegnato un po’ di cose sulla realtà italiana in relazione a concetti di sostenibilità ed eticità. La prima, come commentava Eric Ezechieli di The Natural Step Italia che era seduto accanto a me durante la cerimonia, è che eticità in Italia è sinonimo di legalità. E’ inutile che ci immaginiamo un’Italia diversa, etica, sostenibile, finché non risolviamo le piaghe storiche italiane. La criminalità si nutre di insostenibilità, sia essa economica, sociale o ambientale, un circolo vizioso che abbiamo letto tutti nelle pagine di Saviano e che non andrà via solo perché cominciamo a comprare prodotti bio.

La seconda cosa che è apparsa evidente è che c’è uno spettro molto ampio in termini di qualità e comprensione delle tematiche sostenibili, con casi di vera eccellenza globale (come una Guna che abbraccia il movimento open source offrendo al mondo i suoi brevetti di ricerca medica, e decidendo di investire invece le sue risorse non per proteggere le sue innovazioni, ma per scovarne altre) e casi decisamente deprimenti (come il premio a Pedon, che certo non ha visto i video di Jacqueline Novogratz che a TED ha spiegato molto bene perché 50 anni di elemosina nei paesi del Sud del Mondo – specialmente in Africa – abbiano avuto ripercussioni terribili per le loro prospettive di sviluppo sostenibile).

Interessantissimo, invece, il momento di confronto tra bloggers che – in vece di consumatori – hanno portato le loro opinioni e quelle dei loro lettori alle aziende in sala, pregandole di cominciare a dialogare con noi per meglio capire quello che vogliamo, anche su temi come la sostenibilità e l’etica. Tra tutti, ci ha sicuramente colpito l’appello alla multiculturalità di Michele di Crossmode, che speriamo di avere all’Hub presto.

Insomma, una serata stimolante, che ci ha fatto riflettere sul potenziale e la voglia di eticità in Italia, ma anche sulla lunga strada ancora da percorrere (sempre Eric, quando sul palco ci si domandava “Cos’è la sostenibilità?” mi sussurrava “Ma noi abbiamo risposto 20 anni fa a questa domanda!!!”).

L’anno prossimo, ovviamente, metà dei premiati saranno appena usciti da The Hub. Scommettiamo? 😉





L’ambientalismo 2.0

19 10 2009

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La condivisione in rete delle possibili soluzioni ai grandi temi, quali cambiamento climatico, povertà, accesso alle risorse di base,informazione ecc. non è tema nuovo. La proliferazione di ambienti di discussione, social network e sistemi peer to peer è evidente. Ambiziosi ed originali sono invece le modalità ed i processi con i quali questi si declinano.

In termini di “vita ad impatto zero”, Floriana Ferrando riprendeva ad inizio Ottobre alcune esperienze interessanti nate in USA, dalle quali forse anche i movimenti italiani potrebbero imparare qualcosa;

La prima è change.org, piattaforma d’informazione su diritti umani e imprenditoria sociale, con sezioni dedicate a job seekers, campaining e fund raising di progetti. I tantissimi tentativi fatti in Italia per uniformare i portali di accesso alle informazioni di movimentismo scoraggiano dall’intraprendere la stessa strada, anche se denunciano una lacuna da colmare.

creative citizen è invece un sito con proposte per il risparmio energetico formulate dalla community “creativa”, un luogo in cui le persone possono facilmente trovare i modi per risparmiare denaro, tutelare l’ambiente e vivere bene. Raccoglie le volontà di tantissimi aderenti attorno ad una singola azione e spesso raggiunge importanti risultati.

Un ruolo simile lo gioca celsias, simile a Creative Citizen, ma apparentemente più “corporate”, con oltre 200 organizzazioni registrate (tra cui Disney, Sun Microsystems, WWF, Columbia University, The University of Auckland, New Zealand Post and Ausra Solar Technologies). Il suo obiettivo è quello di aiutare gli individui, le aziende e le organizzazioni ad organizzare cose concrete per combattere il cambiamento climatico.

Sull’onda di queste nuove forme di sensibilità e partecipazione il 18 ottobre a New York parte il No impact project, la proposta di una settimana ad impatto zero. Gli ideatori, una giovane coppia e la loro bimba piccola, l’hanno fatto per 365 giorni! Dando vita ad un manuale, un libro ed una piattaforma on line.

Per scaricare il manuale, clicca qui

Potreste provare l’inizitiva perché:
-siete degli ambienatalisti radicali;
-volete cambiare il mondo, credete sia possibile e questa è una delle vie praticabili;
-siete “in bolletta”;
-siete annoiati della vostra vita coniugale.
…A voi la scelta!

da Finansol.it e HubRoma.net





GOOD 100: GOOD Magazine Sceglie I 100 Migliori Progetti Sociali

8 10 2009

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Fino al 21 Ottobre GOOD Magazine, pubblichera’ ogni giorno i 100 piu’ interessanti progetti/imprese/idee di carattere sociale scovate tramite un sondaggio tra i suoi lettori. Ecco alcuni dei progetti piu’ interessati pubblicati fino ad oggi:

Microfinanza:

La microfinanza arriva negli Stati Uniti con progetti come Accion USA, Grameen America e, per i piu’ creativi, Kickstarter

Materiali di studio open-source:

Il movimento “open courseware” e’ considerato una vera rivoluzione rendendo studio ed educazione accessibile a chiunque. Uno delle prime istituzioni ad aprirsi fu MIT , seguita da iniziative come iTunesU e ccLearn.

Eco-patents Commons:

Eco-patents commons e’ un progetto nato dalla partnership tra IBM, Nokia, Sony e il World Business Council for Sustainable Development per rendere aperti e condivisi tutti i brevetti che portino ad una riduzione di scarti e rifiuti e che diminuiscano il riscaldamento global e il nostro fabbisogno energetico. In questo modo, sebbene gli autori di questi brevetti non godranno direttamente dei profitti delle loro invenzioni, molte piu’ persone ne potranno trarre vantaggio.





Terrafutura 2009

28 05 2009

Si apre domani a Firenze la VI edizione di Terrafutura, quest’anno resa ancora piu’ importante dalla crescente crisi che sta colpendo il mondo economico e finanziario:

“Costruire reti di relazioni, di pensiero e di buone pratiche, per dimostrare che sono possibii modelli di sviluppo non fondati su parametri quantitativi, sul consumo delle risorse naturali non rinnovabili, che creano squilibri sociali e nuove povertà, bensì un imperativo morale ma oggi, di fronte alla crisi globale che il pianeta sta attraversando, è diventata una necessità legata alla sopravvivenza dell’ecosistema.”

Nel 2008 i numeri erano questi: oltre 94.000 visitatori, 550 aree espositive con più di 5000 enti rappresentati; 160 eventi culturali e 850 relatori presenti, fra esperti e testimoni di vari ambiti di livello internazionale.

Quest’anno – noi di The Hub ne siamo certi – ce ne saranno molti di piu’! Tra cui noi domani! Se ci siete, battete un colpo: tre quattro zero tre sette cinque sette sei sei otto!





Recyclebank: il gioco a premi della raccolta differenziata

19 04 2009

recyclebankIn US la banca del riciclo “recyclebank” ha da tempo incentivato la “gara al riciclo” attraverso un sistema molto semplice: in ogni cassonetto é stato installato un microchip capace di rilevare la differenziata raccolta. I punti raccolti, in funzione dei kg, equivalgono a buoni sconto su un determinato ammontare (ad es. il 10% su una spesa di 50 $).
Si legge sul sito: “I premi incentivano il riciclo, ma la banca funziona perché rende visibile un premio simbolico: offre a ognuno la sensazione di fare la cosa giusta“.
I clienti ricevono un container da 35, 64, o 96 “gallon RecycleBank”, con un microchip identificativo dell’abitazione. Più ricicli, più il tuo punteggio sale! Superati i 35 “RecycleBank Dollars”, questi si traducono in coupons.
Recyclebank è operativa in Pennsylvania, New Jersey, Delaware, Vermont, Massachusetts e New York; si rivolge a famiglie, privati ed aziende ed è in arrivo anche in Europa. Se interessati ad avviare l’iniziativa in Italia, basta un clic..qui





Cameriere? C’è della benzina nel mio caffè!

16 03 2009
courtesy: FotoAntologia.it via Giovanni Savastano

courtesy: FotoAntologia.it via Giovanni Savastano

Se mai siete incuriositi dal mondo della tecnologia applicata a soluzioni sempre più innovative alle sfide ambientali che ci circondano, The Economist pubblica ogni 3 mesi Technology Quarterly, una rassegna fondamentale sull’argomento. Al suo interno, 2 settimane fa, c’era un articolo molto interessante sul fatto che i fondi di caffè – che noi tutti buttiamo via (chi nella spazzatura, chi nel lavandino, a seconda della scuola di pensiero) – possano in realtà essere riutilizzati come fonte d’energia combustibile.

Che molti prodotti vegetali possano produrre biocombustibile non è una novità. La biomassa necessaria per produrre il biocombustibile deriva spesso da residui di colture agricole, potature, scarti di mercati ortofrutticoli e lavorazioni di falegnameria, dalla frazione “umida”, insomma, dei rifiuti solidi urbani, residui organici di stalle, allevamenti e industrie alimentari ecc. Ma sempre più spesso, si coltivano piante appositamente, come la canna da zucchero e la soia, per ottenere la preziosa biomassa.

Il problema con queste colture sta nella diminuzione di altre dedicate alla produzione di cibo. Con l’aumento di semine volte a soddisfare il crescente bisogno di biomassa è diminuita la produzione di prodotti agricoli per esportazione, soprattutto nei mercati emergenti. Il risultato è stato un ulteriore aumento dei prezzi per prodotti alimentari basilari quali il frumento e il mais. Per molti poveri, soprattutto urbani, in paesi in via di sviluppo, più biocombustibile spesso si traduce semplicemente in prezzi più elevati per alimenti nei mercati locali. Fino a 3 volte più cari, confessa la stessa Banca Mondiale.

La scoperta che i residui di caffè potrebbero sostituire biocombustibili ordinari è ottima. Da un lato, ci spiega The Economist, la lavorazione è piuttosto semplice quando paragonata alle altre biomasse. I resti di caffè generano fino al 15% del loro peso in biocombustibile: per produrre 1 gallone (3.7 litri) di combustibile ne occorrono pertanto 19-26 kg. Dall’altro, il costo è piuttosto ridotto, ed è pari a $1 per gallone circa (e siamo solo nelle fasi di ricerca iniziale: l’attivazione di economie di scala diminuirà ulteriormente il prezzo). Infine, l’odore generato dalla combustione dei residui è un piacevole aroma di caffè, a differenza dei biocombustibili a olio, che fanno puzzare tutto di fast-food.

Che aspettiamo? Data la quantità di caffè che già ci beviamo in Italia, potremmo essere il primo paese al mondo che può vantarsi di essere veramente dipendente da quell’espresso bevuto di prima mattina…!





Il rifiuto di Dave il Sostenibile

11 03 2009

Vodpod videos no longer available.

more about “Sustainable Dave – Main Page“, posted with vodpod

L’ultima radiografia italiana della nostra spazzatura non lascia speranze: il 54% dei rifiuti finisce ancora nelle discariche generiche. I rifiuti sono uno dei problemi più urgenti della nostra società. E le soluzioni sembrano sempre troppo complicate. Per dimostrare il contrario David Chamedeis, un videomaker americano, ha voluto sottoporsi a un interessante esperimento: per un anno, dal 31 dicembre 2007 al 1 gennaio 2009, ha deciso di tenere per se tutta la spazzatura prodotta, senza buttare nulla nei cassonetti.

Nel basement della sua casa si sono così accumulati sacchetti di plastica, tortiere di alluminio, scatole di pizza, vasetti di yogurt. Per evitare di essere sepolto in pochi mesi però, David ha iniziato a escogitare strategie di auto-riduzione, evitando per esempio di comperare acqua in bottiglia, compostando gli avanzi di cucina per ricavarne prezioso concime per il giardino, evitando le confezioni multiple che si trovano nei supermercati e riutilizzando il più possibile quello che non poteva smaltire in altri modi, secondo il pricipio che ri-usare è molto più ecologico che riciclare. I risultati di tutto ciò che è stato raccolto in un anno (ma l’esperimento continua…) e li potete vedere… sul prato della casa di Dave!

[guest blogger: Mariella]